(KIKA) - Per la prima metà della sua carriera è stato un attore belloccio impegnato in film d’azione come la saga della Mummia, per esempio. Poi, per lungo tempo, Brendan Fraser è sparito dai radar hollywoodiani. Un’accusa di molestie nei confronti di un membro dell’Hollywood Foreign Press Association gli aveva fatto – sostiene Fraser - terra bruciata intorno. Con The Whale, apprezzato a Venezia dove ha vinto il Leoncino D’oro, e in uscita in Italia dal 23 febbraio, è arrivato il momento e il ruolo del riscatto per Brendan Fraser. Un ruolo in grado di regalargli una nomination agli Oscar quando ormai non ci sperava più. “Gli ultimi mesi, i premi, le nomination, per me sono un incredibile nuovo viaggio, un percorso eccitante e sconosciuto della mia vita professionale. Ogni tanto mi pizzico, per capire se sto sognando”.
In the Whale interpreta Charlie, un uomo cui la natura ha regalato un corpo troppo grasso ma anche un inguaribile ottimismo verso il genere umano. Diretto da Darren Aronofsky, su una sceneggiatura di Samuel D. Hunter, The Whale è un inno alla vita che arriva da un uomo la cui vita sta sfuggendo.
“Questa è la storia di un essere umano. - dice l’attore - Non è rappresentativo di tutti coloro che vivono con un corpo come quello di Charlie. Non è autobiografico ma si basa su ciò che Samuel D. Hunter conosce intimamente essendo cresciuto lui stesso in Idaho, un ragazzo gay che frequentava una scuola religiosa che credo lo trattasse ingiustamente e con disprezzo. Una tristezza che lui ha trasformato nella sua arte”.
Anche lei ha subito una grande trasformazione, soprattutto fisica.
Sono ingrassato, ma non abbastanza per poter interpretare Charlie. Avrei potuto ingrassare di più ma avrei messo in pericolo la mia salute, quindi abbiamo optato per una protesi di grasso, indossarla ogni giorno sul set è stato davvero faticoso ma mi ha fatto entrare nel corpo e nei pensieri di quest’uomo.
Chi è Charlie?
Un individuo che ha problemi di mobilità, suda copiosamente, non ha un bell'aspetto, non mangia per piacere, ha molti difetti ma è ancora, nonostante tutte queste cose, un grande ottimista. Ha bisogno di prendere una decisione, deve decidere se semplicemente non esistere o prendersi cura di ciò di cui sa di tenere. Dei libri, della letteratura, dell'insegnamento, dell'essere un educatore, della figlia. Decide di tirare fuori la verità e l'onestà dalle persone, come via per la loro e per la sua redenzione. E poi ha un superpotere.
Quale?
La capacità di vedere il buono negli altri, anche quando questi non riescono a vederlo in loro stessi. E’ ciò che me lo ha fatto amare. Per lui ho provato empatia e affinità.
Cosa le ha fatto capire questo film?
Che sono ancora qui.
Sono stati anni difficili?
Mi sono sempre tenuto occupato. Le carriere vanno su e giù, in traiettorie che vanno a valle, a monte o a picco. Io però non sono mai stato lontano da questo mondo e poi, ciò che è importante è avere avuto la quantità di tempo necessaria per arrivare a interpretare fedelmente Charlie, con la dignità, l'autenticità e l'onestà che richiedeva. Potrebbe non essere stata a mia disposizione se non avessi compiuto l’accidentata strada professionale che mi ha portato qui.
Un film del genere rappresenta una sfida rischiosa per qualsiasi attore.
Ti è permesso correre rischi nell'arte. Anzi, è doveroso andare verso il pericolo, dove arriva la maggior crescita e dove vengono fatte le scelte più interessanti. Amo le sfide.
Tornerà a ruoli come quello della Mummia? C’è un reboot in programma?
Non ufficialmente ma so che i fan lo vorrebbero. Mi sono divertito molto negli ultimi anni ad andare alle loro convention, incontrandoli e ringraziandoli personalmente per avermi portato dove sono. Se lo farei di nuovo, ora? Perché no? Non sono mai stato così famoso e senza stipendio come in questo momento.