"Tutti per uno e uno per tutti"
Jass Curling Club: ghiaccio, strategia, e buone maniere
(KIKA) - MILANO - ESCLUSIVO - Il curling non è esattamente uno di quegli sport per i quali ci si strapperebbe i capelli. Nato in Scozia nel sedicesimo secolo e approdato nelle case degli italiani nel 2006 grazie alle Olimpiadi Invernali di Torino, questo gioco delle bocce su ghiaccio non ha riscosso grandi successi, considerato dai più una disciplina banale e noiosa. Entrare in campo con i giocatori del Jass Curling Club di Sesto San Giovanni, però, è tutta un'altra storia. Lo si capisce subito osservando il presidente Alberto Caniatti, 66 anni: sguardo fiero, barba bianca come la neve e coda di cavallo nascosta sotto un cappellino blu da marinaio. "La gente pensa che il curling sia uno sport semplice e pedante - spiega Alberto - ma non sa che dietro alle scivolate sul ghiaccio e allo sweeping (lo spazzolamento) si cela una preparazione tecnico-tattica minuziosa". Per Caniatti e la sua squadra, il curling non è solo uno sport… è uno stile di vita. "Non troverete mai giocatori che si arrabbiano con i compagni per un lancio mal riuscito o avversari che litigano per un'infrazione. Questa è una disciplina per gentiluomini, le primedonne e gli arroganti restino fuori". I moschettieri del Jass Club, unica formazione lombarda militante nel campionato di serie C, giocano seriamente ma non si prendono sul serio. E nel loro team c'è spazio anche per donne agguerrite come Donatella Bennigartner, 55 anni: il suo, per il curling, è un amore non previsto. "Mi sono appassionata guardando le Olimpiadi di Torino, ho deciso di provarci e non sono più riuscita a smettere". Nessun problema: la leggenda vuole che si smetterà di giocare a curling solo quando la pietra scozzese nella quale vengono forgiati gli 'stone' si esaurirà. Sarà lo stesso giorno in cui la civiltà umana scomparirà. DISPONIBILE INTERVISTA
Ultimi video